Tempo di campagna elettorale e come consuetudine, si torna a parlare di acqua pubblica.
Comprendendo le difficoltà di certi IMBONITORI nell’incamerare più di un argomento alla volta, sarà forse il caso dopo 30 anni, di provare a cambiare disco!
“Se so vennuti l’acqua” è questa la sintesi massima del pensiero cipolloniano quasi a lasciar intendere che gli allora amministratori abbiano autonomamente contattato un gestore, consegnato simbolicamente le chiavi dell’acquedotto ed in cambio ricevuto un compenso a titolo personale.

La vicenda, ovviamente, è un pochino più complessa. Facciamo pertanto un breve excursus a beneficio di molti.

Nel 1994 con la cosiddetta legge Galli si organizzò il sistema idrico integrato introducendo gli A.T.O. e appaltando per la prima volta la gestione ad una logica imprenditoriale di imprese pubbliche o private (con l’obbligo di restare sotto il 50%) e vincolandola alla copertura dei costi attraverso le tariffe.

Nel 2009 arrivò il decreto Ronchi poi oggetto del Referendum datato giugno 2011. Questa legge obbligava nel mettere a gara il servizio e le società miste pubblico-private a far scendere la quota di capitale pubblico al 30% entro il 2015.
Entrambi le disposizioni furono abolite dalla vittoria del si; 26 milioni di italiani infatti decisero di abrogare (parzialmente) una norma relativa alla tariffa dell’acqua che prevedeva l’adeguata remunerazione del capitale investito.
In buona sostanza, niente più margini, finanza speculativa o business, semmai un servizio efficiente a fronte di investimenti tangibili in forza del fatto che l’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici è un diritto umano essenziale.

A tutt’oggi, trascorsi otto anni dal referendum, l’attore pubblico, in veste di ente locale, azionista delle società o ente regolatore, continua purtroppo ad indossare gli abiti e i comportamenti del privato! Restiamo comunque in attesa dell’approvazione della proposta di legge Daga che attribuirebbe il settore idrico ai comuni sotto forma di aziende speciali totalmente dipendenti dalla Pubblica Amministrazione e prive di autonomia decisionale.

A margine di quanto sopra evidenziato vorremmo comunque rivolgere alcune domande a Cipollone o chi per lui:

  • quanti e quali comuni italiani hanno mantenuto la gestione diretta del servizio idrico scavalcando la Legge Galli?
  • quanti e quali comuni italiani, successivamente all’entrata in vigore della sopracitata legge, hanno riassunto la gestione diretta del servizio idrico?
  • quanti e quali provvedimenti ha attuato, in tale direzione, il sindaco uscente Alemanno durante i propri mandati amministrativi?

Considerato che in caso di vittoria, per sua stessa ammissione, ricostruirà il 65% di Norcia in 5 anni, auspichiamo che il buon Nicola si stia attrezzando anche per trasformare l’acqua in vino.

Nuova Norcia
Libertà è partecipazione